Archive for giugno 2013

Ma quale "allora"

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Al mare, parlando dei figli, i miei coetanei attaccano la solita solfa: oggi per  ragazzi ci sono mille pericoli perché si beve, girano le canne, vanno in giro da soli e chissà che fanno.
Mica come "allora", dicono, volendo alludere a quando noi avevamo la loro stessa età.
Io perlopiù ascolto, perché di discutere non ci ho voglia.
Però alla fine, dai e dai, me lo tirano fuori con le pinze che penso sia esattamente il contrario: che probabilmente siamo stati noi, da ragazzini, ad aver corso più pericoli di loro.
E mi chiedo come abbiano fatto, i miei coetanei, a dimenticare che "allora" girava l'eroina, e girava che perdere uno che conoscevi con una siringa nel braccio non era manco più un avvenimento; che "allora" poteva succederti normalmente che ti puntassero un coltello in pieno giorno per prenderti il Moncler; che "allora" interi quartieri di Roma (parlo di Roma, non di Lagos) erano off limits, nel senso che se ti azzardavi a entrarci era difficile che ne venissi fuori tale e quale a prima; che anche "allora" c'era il rischio di frequentare le cosiddette "cattive compagnie", solo che se ne parlava molto meno.
Non so come, ma l'hanno dimenticato.
Hanno preso questa parola, "allora", e ci hanno messo dentro tutta una vita immaginata, astratta, finta: come se fosse insostenibile pensare che i propri figli debbano affrontare, alla fine della fiera, gli stessi problemi che hanno dovuto affrontare loro; come se in qualche modo misterioso ricordarsene sminuisse la loro credibilità di genitori.
A me non mi convince, 'sto metodo. Lo trovo controproducente, proprio. E quindi mi ci provo, a non dimenticare.
Il giorno che dovesse succedere, per favore, qualcuno mi faccia rileggere questo post.

Così simile a me

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Incombeva metà settembre. Di lì a qualche giorno l'odore dei libri nuovi mi avrebbe riportato, come sempre, alla vita solita che sarebbe durata un anno intero.
Però, da queste parti, ce n'era ancora per un pochino.
Una manciata di giorni di mare, il vento che pungeva dopo il bagno e quelle onde di dolore sconosciuto che iniziavano a muoversi sotto la pancia.
Un pugno di sere da uscire col golfino, il mondo in tasca, lei in piedi sul portapacchi della Safari con le mani appoggiate sulle mie spalle.
Sarebbe ozioso domandarmi cosa ne sia stato, del posto che andavo cercando nel mondo, o chiedermi perché quel posto sia cambiato tanto rispetto a come lo immaginavo, ammesso che lo immaginassi, allora.
Ciò che continua a stupirmi è quanto quel ragazzino di trent'anni fa, nonostante tutto, sia ancora adesso così simile a me.

Avete perso un alibi

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E' una notizia magra, per chi vuole cambiare faccia a un paese, la condanna a sette anni di Berlusconi. E' un magro pensiero illudersi che quella condanna possa finalmente spalancare la strada al cambiamento: perché presuppone la convinzione che prima fosse lui, quello che lo impediva.
A me Berlusconi non piace. Neanche un pochino. Però, giusta o sbagliata che sia la sentenza, so che se un presunto cambiamento si ferma a causa di una sola persona, chiunque essa sia, non è un cambiamento, non lo è stato mai e non inizierà nemmeno dopo la sua uscita definitiva dalla scena politica.
Perché i cambiamenti autentici travolgono i governi, gli eserciti, la storia: figurarsi se possono fermarsi per uno come Berlusconi.
L'esultanza di oggi mi parla di una sola cosa: il respiro corto, cortissimo, di quelli che la incarnano.
Ragion per cui, io la vedo così: voi state esultando, ma forse dovreste rattristarvi.
Perché ieri non avete guadagnato lo spazio che vi serviva per cambiare faccia al paese.
Semplicemente, avete perso un alibi.

Elezioni: qualche osservazione sui miei risultati

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Prima di tutto: alle elezioni comunali di Roma 2013, secondo Municipio, ho ottenuto 109 preferenze, classificandomi al nono posto in lista; l'ottavo (quello prima di me) ha ottenuto 136 voti. I primi 5 (cioè quelli che credo entreranno in Consiglio Municipale) hanno ottenuto rispettivamente 420, 254, 235, 210 e 179 voti. Quindi ecco la prima, impietosa indicazione: non ci sono andato neanche vicino.

A parte questo, però, ci sono altri due o tre particolari interessanti.

Ho ottenuto voti in 60 sezioni sulle 155 del mio municipio, quindi circa nel 38% delle sezioni: si tratta apparentemente di una quota bassa, ma si deve considerare che dopo gli accorpamenti i municipi di Roma sono diventati grandissimi: e quindi coprirli in modo uniforme non era un'impresa facile. Le "punte massime" sono state tre sezioni con rispettivamente 9, 6 e 5 voti, mentre in tutte le altre sezioni ho totalizzato quasi sempre 1 o 2 preferenze, con rarissime eccezioni di 3 o 4.

Interessantissimo il riscontro sul cosiddetto "tandem", cioè sulla possibilità di esprimere, volendo, una preferenza per un uomo e una preferenza per una donna: Francesca Battistelli, con la quale ho condiviso un bel po' della campagna elettorale, ha ottenuto 63 voti, ma di quei 63 ben 35 (più della metà) sicuramente non li ha portati a me, visto che li ha ottenuti in sezioni nelle quali io non ho preso alcun voto o, per la differenza, in sezioni nelle quali ha preso più voti di me. Io, a mia volta, sicuramente non le ho portato 91 dei miei 119 voti (circa i tre quarti), avendoli ottenuti in sezioni nelle quali lei non ha avuto voti o, per la differenza, in sezioni nelle quali ho preso più voti di lei. Il tutto, naturalmente, dando per scontato (mentre scontato non è), che laddove abbiamo ottenuto lo stesso numero di preferenze queste siano state prese in "tandem"; ma ovviamente non c'è modo di verificarlo. Il che significa, in estrema sintesi, che 'sta faccenda del "tandem" non funziona, o perlomeno che Francesca ed io non siamo stati capaci di farla funzionare: visto che se fossimo riusciti a "condividere" tutti i voti avremmo preso entrambi (almeno) 154 preferenze.

Ma la faccenda più interessante in assoluto riguarda le preferenze di chi ha vinto: ebbene, il primo in lista con 420 voti ne ha ottenuti ben 317 in sole 8 sezioni; analogamente, il secondo in lista con 254 voti ne ha ottenuti 95 anche lui in sole 8 sezioni; il terzo ha avuto preferenze più distribuite, con un paio di "punte" in altrettante sezioni, mentre il quarto con 210 voti ne ottenuti 126 in sole 8 sezioni (otto dev'essere il numero magico). Dal che si può desumere che le elezioni municipali si vincono in una manciata di sezioni, mentre nelle altre vanno più o meno tutti allo stesso modo.

Ultimo dato: mi pare (dico mi pare perché ho il pdf, mentre per fare il calcolo preciso mi servirebbe il foglio Excel, a meno di non voler ricopiare a mano i dati di tutti) che tra i candidati di fascia medio-alta io sia quello che ha le preferenze distribuite in modo più omogeneo: il che potrebbe indicare, sia pure nel piccolo di un'elezione così circoscritta, una specie di "voto d'opinione radicale" locale.

Riassumendo: non ce l'ho fatta, ma 119 preferenza significano 119 persone che hanno scritto il mio nome (o lo pseudonimo "Metilparaben") sulla scheda elettorale. Ed è comunque un numero che a me fa impressione.

Grazie, davvero, a tutti.

Colpa dei rom

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E' colpa dei rom, se a Roma prendere un mezzo pubblico è diventata un'impresa. E' colpa dei rom, se da decenni la città è sventrata e le casse comunali sono dissanguate per una metropolitana che forse non finiranno mai. E' colpa dei rom, se le strade sono disseminate di buche al punto che passarci in carrozzina diventa un calvario. Sono colpa dei rom la mondezza in mezzo alla strada, le code chilometriche sul raccordo, il cemento che ci cresce intorno nonostante l'aumento degli immobili sfitti, lo sperpero delle municipalizzate, le piste ciclabili che non esistono, l'amianto sparpagliato in giro per demolire il velodromo senza che nessuno lo sapesse, i quartieri lasciati senza illuminazione stradale per anni, il lungomare di Ostia sequestrato dai privati in barba alla legge, le fermate degli autobus inaccessibili ai disabili, gli asili nido che mancano e quando ci sono sono irregolari, lo schifo dei manifesti abusivi appiccicati impunemente in ogni angolo disponibile.
E' colpa dei rom, mica del sindaco che ci ha amministrato negli ultimi cinque anni.

Gentile Sindaco Alemanno

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Gentile Sindaco (mi auguro ancora per poco) Alemanno,
Le farei notare che è stata la Sua politica di sgomberi a tappeto a rendere la questione dei rom un problema drammatico di questa città, e quindi, come dire, magari Marino desse loro delle case, ne guadagneremmo noi e loro; che l'eventuale abolizione dell'IMU sulla prima casa e il passaggio da Equitalia a Equaroma non dipendono da Lei e dai Suoi cosiddetti "referendum online" destinati a qualche migliaio di persone scelte a caso, nonostante quello che cerca di far credere ai cittadini; che chiamare in causa la Sua personale idea di "sviluppo" e soprattutto di "occupazione", creda a me, non le fa fare una bella figura, ragion per cui al suo posto eviterei proprio di parlarne; che la questione delle occupazioni abusive non si risolve, e due, limitandosi a ripetere la parola "sgombero" come un mantra, ma mettendo in campo una serie di politiche efficaci per fronteggiare l'emergenza abitativa, cosa che non mi risulta sia stata al centro della sua attenzione negli ultimi anni, se non a chiacchiere.
Gentile Sindaco (mi auguro ancora per poco) Alemanno, dia retta: rifletta un attimo sul quello che scrive nei manifesti elettorali.
Perché qua il pericolo vero non è votare Marino, ma rieleggere Lei.

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